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27/08/2021

 

Indifferenza alla bellezza

Non sono nata a San Marco. Qui, invece, sono nati mio padre, mio nonno, il mio bisnonno.

Mio padre visse a San Marco fino all’età di undici anni, ma mantenne un legame fortissimo con quello che chiamava “il mio paesello” e con le amatissime cugine che vi abitavano.

Un giorno di tanti anni fa (avevo appena quindici anni) decise che dovevamo conoscere il suo “paesello”, la casa paterna e le cugine. Per noi figlie, la Calabria era un luogo misterioso. Siracusa ed il suo mare un “bene assoluto”.

Mio padre non ci lasciò scelta.

Così, partimmo dalla Sicilia, con la nostra macchina, percorrendo tornanti paurosi in mezzo a boschi. A San Marco arrivammo per una strada allora immersa in un paesaggio dolce, fatto di piccole case, orti, alberi di fichi, prima che “mostri di cemento” lo deturpassero.

Il verde intenso dei castagneti, il fascino della casa paterna fuori dal tempo, l’ironica intelligenza delle cugine, la bontà dell’aria, dell’acqua, del cibo ci conquistarono. Io e le mie sorelle tornammo ogni anno.

Oggi le mie sorelle non ci sono più. Io continuo a venire, ogni anno.

Negli ultimi anni, purtroppo, ho constatato uno stato di “indifferenza alla bellezza” (per dirla eufemisticamente) degli amministratori e dei cittadini di questo paese. E mentre in Italia si gareggia fra borghi, spesso abbelliti da artistici murales, San Marco sprofonda in un indifferente immobilismo.

Nessun arredo urbano, poche fioriere sulla pubblica via, spesso poco curate. Una pavimentazione dissestata, in pieno centro, mette a rischio la pubblica incolumità. La piazza della Riforma è ridotta a parcheggio pubblico. La “Matina” con la sua splendida Abazia, è in uno stato di totale abbandono. L’imponente, magnifica “Torre Normanna”, perfettamente conservata, simbolo di San Marco, è al buio tranne rare occasioni. Nonostante San Marco sia circondata da splendidi boschi, non risulta organizzata alcuna escursione.

Eppure, non tutta San Marco è in abbandono e degrado. Vi è un luogo di particolare bellezza, la Villa comunale, con la chiesetta di San Francesco di Paola, a dimostrazione che è possibile creare uno spazio, un giardino incantato, attualmente abbellito da fantastici “pupazzi”.

A San Marco vi è una signora che abita al corso, che ha creato un’oasi verde sulle scale di casa e sui balconi dai quali pendono cascate di gerani in fiore nonostante il caldo torrido. Altra oasi verde è stata creata in Via Giudeca a cura dei cittadini che vi abitano.

A San Marco vi è un ristorante degno di nota per l’ottima qualità del cibo, frutto di antica sapienza, per l’accoglienza gentile, per il contesto gradevole.

La natura incontaminata, le bellezze artistiche avrebbero potuto fare di San Marco un apprezzabile centro turistico. Ma ciò avrebbe significato l’emancipazione dei sammarchesi dalla ricerca del posto fisso, che notoriamente passa attraverso i potentati politici a caccia di consensi elettorali.

Un’ultima notazione. Sulle pareti della scuola elementare “Chimenti” sono “appese” due bandiere, quella italiana e quella della Comunità Europea, ridotte letteralmente a stracci, che nessuno si preoccupa di sostituire.

Maria Gloria Attanasio