San Marco Argentano - Polis

 

 

 

28 maggio 2013

 

La politica della salute

 

Bisogna venire da Bologna per far capire a chi ne ha la responsabilità che c’è bisogno di una intelligente politica rivolta alla sanità e alla salute a San Marco Argentano, in particolare, e il Calabria in generale.

La nostra città, purtroppo, non ha avuto fortuna in questo settore. E si che ci sono state numerose spinte da parte di associazioni e cittadini rivolte verso il rafforzamento dei presidi sanitari sul territorio.

La politica ha fatto orecchio da mercante.

Il fatto che un nostro concittadino, fuori dai confini della regione, abbia messo su un importante apparato tendente a dare risposte a patologie altamente invalidanti, oltre che foriere di sofferenze fisiche per le persone che ne sono affette, poteva essere, a limite, un’occasione per la riconversione del nostro ospedale, per la messa in cantiere di un centro di ricerca, per l’istituzione di un presidio di cure specialistiche, insomma per realizzare un qualcosa che evitasse di guardare oggi una struttura edilizia – fino a ieri ospedale – ridotta quasi a sito archeologico, i cui ruderi ci facciano tornare alla memoria i periodi sani della politica sammarchese e i tempi di una politica regionale non ancora inquinata da atteggiamenti di colpevole approssimazione.

L’ironia è che qualche sindaco distratto si ricordi, soltanto oggi che non lo è più, che a San Marco c’è un ospedale andato in malora e desidera sapere dagli altri quali iniziative intendano intraprendere per porre rimedio ai problemi della salute in questo territorio, decisamente messa a rischio anche dalla chiusura del nosocomio. Ci incuriosisce conoscere da chi vorrebbe saperlo.

Lasciatevi esprimere tutta l’amarezza che ha dentro di sé una persona che, assieme con tante altre - le quali amavano veramente la propria città -, ha brigato per avere quell’ospedale, ha lottato perché venisse realizzato, ha combattuto perché funzionasse al meglio (ed è avvenuto), ha lavorato perché rimanesse in piedi, e poi ha dovuto consegnarlo nelle mani di chi lo ha depauperato, giorno dopo giorno, nella sua autorevolezza, lo ha svilito nella sua funzionalità, lo ha impoverito nei mezzi e nel personale sanitario (che oggi eccelle in altre strutture), ne ha minato la sopravvivenza fino a “decretarne” la fine dopo una lunga agonia sottolineata da continue prese in giro e speranze vane somministrate poco per volta come un veleno ad effetto ritardato.

Oggi, purtroppo, siamo a questo punto. I convegni ci aprono il cuore alla speranza di un avvenire meno triste sul piano della sofferenza fisica, ci confortano in ordine al fatto che la ricerca (che avviene altrove) ci viene incontro con importanti innovazioni, ma acuisce il nostro dolore interno quando si pensa alla maniera subdola, ma continua, con la quale ci hanno depredati di una ricchezza che avevamo costruito con fatica mettendo in campo sforzi politici ed economici, oggi mortificati da responsabili che non avvertono il minimo disagio per il grave danno inflitto alla propria gente.

San Marco, città ricca di storia e, per ciò stesso, di memorie significative sotto vari aspetti, non meritava questo destino.

Per fortuna, i suoi figli migliori, continuano a darle luce da altri territori e contribuiscono a non  spegnere l’orgoglio di una appartenenza che, per essi, ha un senso e una dignità.