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22/10/2015

Il mercato e la riforma

“Riorganizzazione del mercato domenicale”. Detta così sembra una cosa bellissima, una riforma taumaturgica per il mercato che affolla, movimenta e rallegra le domeniche sammarchesi ormai da qualche secolo.

Uno pensa: «Caspita! Questi fanno sul serio; vogliono veramente dare una spinta propulsiva all’economia che ruota intorno a questa antica tradizione socio-etnico-commerciale.»

Poi si sofferma a pensare e a valutare con più attenzione il comunicato stampa uscito su “la Provincia” e dice: «C’è qualcosa che non quadra!»

E ha ragione. Riorganizzare non è la stessa cosa che rivitalizzare. Modificare gli spazi, espanderli, farli scivolare più ad Ovest o ad Est non significa porre un rimedio a quella che viene definita “congiuntura” per la “diminuzione del volume d’affare”. La congiuntura economica non è legata all’organizzazione o alla collocazione degli stand. Sono ben altre le ragioni.

Ma è mai possibile che a nessuno venga in mente che la progressiva “decadenza” del nostro mercato domenicale ha avuto inizio in concomitanza con la sciagurata frana di Cavallerizzo e la conseguente interruzione di quella strada? Come si fa a non rendersi conto che anche la riorganizzazione più intelligente o fantasiosa di questo mondo non agevolerà di un millesimo l’economia del mercato domenicale?

Chiediamoci, semmai se sono state assunte iniziative per accelerare il ripristino della strada interrotta che ci collegava meravigliosamente ai paesi albanesi e quali. Si faccia in modo che gli attuali amministratori, che si considerano l’avanguardia ardita (quasi col pugnale fra i denti come gli “arditi” della prima guerra mondiale) all’assalto contro i fattori che ostacolano lo sviluppo della città, vengano ricordati per la lotta all’immobilismo, che, ad oggi, ha sepolto nel più completo abbandono ogni progetto di ripristino di quella viabilità.

Purtroppo, siamo costretti a ricordare con fastidio soltanto come, a frana ancora in movimento, si sono catapultati sul posto, come avvoltoi su un cadavere ancora caldo, uno stuolo di politici da ogni lato (non esclusi quelli più prossimi di casa nostra) a fare da prefiche addolorate sulla morte dell’economia della zona. E giù promesse, impegni, consolatorie pacche sulle spalle, finite lì fra le crepe di quelle case ormai destinate a subire la sofferenza dell’abbandono e la mortificazione dell’oblio.

E noi "riorganizziamo”. Portiamo le bancarelle in Piazza Umberto, su Via Roma, in Piazza Selvaggi, con conseguente sconvolgimento riorganizzativo anche del traffico, di cui nel comunicato stampa non si fa parola. Non è prudente, di questi tempi.

Non è escluso, infine, che, in tutte queste riforme, cambi volto anche la Riforma, la quale potrebbe offrire devotamente spazi più ampi per la meditazione a quanti frequentano gli storici luoghi di culto che comprende.

Non vorrei che si pensasse di affidare alla preghiera, come ultima spiaggia, la rivitalizzazione dell’economia nella nostra città. Sarebbe come dire: «Ci vuole solo un miracolo!»

Luigi Parrillo