La città politica (e non solo) alla luce del pensiero divergente

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10/03/2015

Guai? Certa gente ci ingrassa.

Da quanto tempo la stampa e i media in generale stanno blaterando sui guai giudiziari e finanziari dei regionali coinvolti in accuse di irregolarità contabili e gestionali relative alle loro funzioni di “politici” in quanto tali?

Da tempo immemorabile, per quello che mi è dato di ricordare. Eppure, non un evento si è verificato che sconvolgesse la tranquillità “operativa” dei soggetti coinvolti in sospetti, accuse, considerazioni da far accapponare la pelle a persone normali, ma che lasciano perfettamente indifferenti i sospettati, accusati, mal considerati, come se avessero un carapace al posto dell’epidermide e bottoni d’acciaio sui loro calli.

Le stagioni si susseguono e si alternano, ma essi sembrano vivere indisturbati una perenne primavera tra fiori che sbocciano e zefiri che soffiano. I media che straparlano sono musica per le loro orecchie; i giornali che riempiono decine e decine di colonne sonno come inviti a nozze e i rinvii a giudizio medaglie al valore.

Non più tardi di qualche settimana fa, un settimanale molto affermato nel panorama dell’editoria italiana, l’Espresso, titolava: «Corruzione, gli inquisiti si ricandidano. E vengono rieletti.» Il servizio si apriva con questo incipit: « Le inchieste giudiziarie riescono davvero a fare pulizia, a spazzare via i politici corrotti? Oppure l’Italia è condannata a farsi governare da caste di inquisiti, impermeabili agli scandali?»

L’ultima domanda mi lascia un po’ perplesso. Mi chiedo: l’Italia sarebbe condannata da chi a farsi governare da inquisiti impermeabili agli scandali? Quale giudice supremo avrebbe emesso al Paese una sentenza di condanna a subire quest’onta?

In democrazia, il giudice supremo è l’elettorato, il popolo. In democrazia, pertanto, secondo un criterio antico quanto il cucco, decidono i più, le maggioranze. E se le maggioranze vogliono inquisiti e corrotti non c’è alternativa: governeranno inquisiti e corrotti. Gli altri si arrangino, si lamentino, esprimano tutte le critiche e dichiarino tutto il proprio malcontento, soffrano pure tutti i disagi di questo mondo, se ne vergognino, se ne sentano mortificati; la realtà non cambia di un millesimo, è quella che è e tale rimarrà fino a quando non si capovolgeranno i rapporti di forza.

Leggiamo i giornali di stamattina:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E questo è il dettaglio che caratterizza l’articolo:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E come se non bastasse tutto ciò, ecco che interviene una legge regionale, voluta da loro stessi, votata da loro stessi, che garantisce loro per tutta la vita (ecco perché si chiama “vitalizio”) il diritto di incamerare ogni mese una bella cifretta che un lavoratore normale non vedrà mai, neppure se vivesse tre vite e percepisse tre pensioni in una sola volta.

Leggete:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alla faccia nostra e di chi ha lavorato quarant’anni per prenderne meno di un terzo. Ma se l’elettorato è contento, buon pro gli faccia!

Non si trovano però i soldi per gli ospedali, per le scuole, per ricostruire le strade franate, per aumentare le pensioni sociali minime, per non far pagare i ticket sulle medicine, per abbassare un po’ le tasse che ci stanno strozzando, per abbassare i tributi comunali (almeno per gli ingenui che li pagano tutti) e così via.

Torniamo al titolo, allora. Guai? Per chi?

Il giornale, l’unico che parla di questi guai, scherzava sapendo di scherzare. Faceva, probabilmente, ironia a basso costo. E i primi a sorriderne sono proprio gli ironizzati.

Luigi Parrillo