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San Marco Argentano - Polis

 

 

 

13 febbraio 2014

 

Siamo tutti candidati

Non passa giorno senza che qualche formazione politica non metta il naso fuori dalla bambagia, nella quale sta trascorrendo il letargo invernale e, con una baldanza nella quale nessuno crede, si lascia andare alla facile “grillata” della presenza sulla rete per cogliere eventuali adesioni da offrire non si sa a chi e per quale scopo.

Dopo la trovata parasportiva di “Forza Italia” che, nonostante tutto, ha riscosso consensi nel Paese, l’ala destra del palazzo della politica si è arricchita di un’altra trovata pseudopatriottica: “Fratelli d’Italia”, una formazione che infoltisce il sottobosco del nazionalpopolare, che poco ha di italianità, ma molto di italianismo deteriore. È l’amo ben mimetizzato sotto un’esca nostalgico-furbesca per incanalare le tare ereditarie di una generazione storicamente male informata, la quale si prende gioco della democrazia, utilizzandola, però, per tentare di sopravvivere nella confusione politica di oggigiorno.

Immaginereste voi che la destra francese, per analogia, possa dar vita ad un partito che si chiamasse Allons enfants de la Patrie o che una formazione ultraconservatrice inglese si denominasse God save the Queen?

Solo noi ci beiamo di questi fenomeni italioti che, proliferando in periferia, frantumano il corpo elettorale alimentando confusione, instabilità, piccoli fanatismi intemperanti, noti appetiti storici, utili alle furbate elettorali di candidati senza scrupoli e con scarsa caratura ideologica.

Di questo passo, ogni contrada, ogni quartiere o, se volete, ogni condominio si costituisce come partito politico, si denomina “Inquilini Democratici”, compila una lista dopo avere indetto magari le primarie di quartiere, e si espone al giudizio dei cittadini. Immagino già la battaglia all’arma bianca per la scelta del capolista. Si richiederà, a questo punto, l’intervento esterno del solito capobastone e torneremo punto e da capo.

Ma allora, come si fa per uscire da questo pantano? Domanda retorica, ma necessaria!

Recuperare la fede in qualche cosa, potrebbe essere la risposta scontata. Avere un fondamento culturale meno debole, un substrato di pensiero che non scaturisca dalla cieca e acritica adesione ad un personaggio, per quanto carismatico voglia essere. Ci deve essere una base oggettivamente di valore. Bisogna avere un proprio modo di intendere il bene comune. È necessario concepire come dev’essere la figura di un capo carismatico che conduca la comunità verso uno sviluppo positivo, non verso la rovina generale. Ognuno, in cuor suo, deve immaginare l’anima della città. Ognuno in cuor suo lo sa, ne sono certo. Deve solo decidersi ad affermarla.

Il concetto del muoia Sansone con tutti i filistei non funziona. Bisogna reagire alle disillusioni. Cadere in depressione dicendo “Tanto non ci salverà più nessuno” è la cosa peggiore che si possa fare. Nella vita (la storia ce lo insegna) c’è sempre qualcuno in grado di risollevare le sorti di una comunità disastrata dalla incapacità gestionale di una classe dirigente scelta male. E questo qualcuno non è sempre sotto i riflettori o su un piedistallo. Bisogna guardarsi intorno con il fermo desiderio di scoprire in quale direzione andare per individuare e valorizzare l’uomo giusto.

In questo, siamo tutti candidati. Candidati dalle leggi dello Stato democratico a scegliere con serenità, con libertà di giudizio, con il pensiero autonomo finalmente liberato da ogni condizionamento esterno. E questi non mancano, purtroppo.

Le scelte di governo dei prossimi amministratori saranno il risultato delle nostre scelte elettorali. Se il nostro sarà un voto libero, le loro scelte di governo saranno altrettanto libere. Se il nostro sarà un voto ricattato, o venduto, o scambiato con qualcos’altro, o imposto per sudditanza, o espresso per noia, o dato per convenienza, o buttato lì per abitudine, o delegato al galoppino di turno, o regalato senza pensare alla sua importanza, o affidato distrattamente alla matita “tanto sono tutti gli stessi”, avremo reso un pessimo servizio a noi stessi e, pertanto, alla comunità.

Vorrei vedere chi di voi sarebbe orgoglioso di essere uguale a…[metteteci voi un nome e un cognome]…!

La vita di ciascuno di noi è il risultato di una scelta. L’avvenire dei nostri figli sarà il risultato di una scelta. Il futuro della nostra città sarà il risultato di una scelta.

Le scelte toccano a noi.  E siamo tutti candidati a scegliere.

Luigi Parrillo