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San Marco Argentano - Polis

 

 

 

15 settembre 2014

La scuola restituita ai ragazzi

Onore al merito e plauso alla volontà di chi ha deciso per questa doverosa soluzione.

Il centro città si è finalmente riappropriato di una consuetudine storica: il vociare allegro e festante, ancorché chiassoso, che, intorno alle otto e trenta di tutte le mattine, ravviva il centro cittadino e ne svela le speranze di futuro, compresse nella impazienza esplosiva dell’infanzia in corsa verso il proprio divenire.

Fa star bene fisicamente, oltre che psichicamente, registrare la gioia di quegli alunni che, per un intero sciagurato anno scolastico, hanno sofferto le angustie di quelle aule “celle di contenzione” nelle quali erano stati rinchiusi lo scorso anno scolastico in difformità ad ogni principio di igiene scolastica.

Ma più di ogni altra cosa, abbiamo goduto della gioia e della sorpresa degli alunni di seconda elementare il cui impatto con il primissimo giorno di scuola era avvenuto, l’anno scorso, con quelle che in molti si ostinavano a definire “classi” o “aule scolastiche”. C’è mancato poco che non assimilassero la scuola a qualcos’altro. Oggi, aule spaziose e tanta aria da respirare li hanno fatti rinascere.

-            Così, la scuola è bella! – ha esclamato qualcuno di essi.

E l’opinione pubblica (non sempre distratta, per fortuna) sembrava godere stamattina dell’eco delle note argentine che riempivano l’aria facendola vibrare di quella affettuosa allegria che consolida di solito il rapporto genitori-figli. Mamme, papà, nonni, si mescolavano in questa atmosfera ipersocializzante tra i colori tardo estivi che tappezzavano, nell’abbigliamento, l’area antistante l’edificio scolastico.

Quale insensibilità interiore può non apprezzare e non favorire questa appendice educativa della nostra scuola, ancora legata a questi momenti di alta tradizione culturale, che vuole la comunità protesa in un abbraccio ideale, per quanto involontario, verso l’istituzione educativa per antonomasia.

Eppure, talvolta, si scopre con preoccupazione qualche soggetto alieno a questa forma di interpretazione della società educante, che non riesce a valutare il rischio di un malaugurato scollamento tra l’istituzione e la società che la ingloba e la sorregge. È terribile che non si riesca a respirare l’afflato di coesione che unifica il consorzio umano, al di là delle differenze individuali che lo rendono variegato e ne alimentano il movimento interno, nonché lo sviluppo in termini di progresso civile e culturale.

Per fortuna, se ne individuano casi sporadici, come piccoli nei sporgenti dei quali di “sparla” un po’ dovunque, con la buona pace di quanti se li trovano radicati sull’epidermide e non hanno il coraggio di porvi rimedio, perché il rimedio è chirurgico.

La scuola, in ogni caso, piaccia o non piaccia, è la radice della democrazia, il cuore della società alla quale appartiene indissolubilmente. Essa stessa, talvolta, è la fonte vitale che alimenta paradossalmente persino i nei sporgenti, che ne succhiano il sangue e la trasformano, purtroppo, in fastidio. La scuola, lo si voglia o no, esiste da sempre e durerà sempre. I nei no.

Chi è contro la scuola, pertanto, riveda il proprio punto di vista. Problematizzarla in qualunque modo e sotto qualsiasi forma equivale a porre un freno alla crescita di una comunità. Ben venga, dunque, chiunque le dedichi amore o, quanto meno, attenzione. E in quanto a riformarla, infine, lo faccia chi la conosce realmente nel profondo e non chi ne ha informazioni per sentito dire. Ma questo è un altro discorso.

Luigi Parrillo