Descrizione: Home_symbol

San Marco Argentano - Polis

 

 

8 novembre 2013

“Pane sporco”

 

Ci mancava la parola giusta. Ed ecco che, ancora una volta, Papa Francesco ci viene in aiuto con una locuzione dalla efficacia sorprendentemente infinita come la sua semplicità: ”pane sporco”. (video)

Già nei primissimi mesi di quest’anno, veniva citato dai più importanti quotidiani nazionali un suo interessantissimo libro dal titolo “Noi come cittadini, noi come popolo”, nel quale bacchettava alcune categorie di politici, incapaci di garantire un buon governo alle comunità. «Hanno perso la testa» diceva testualmente l’allora Cardinale Bergoglio, picchiando duro contro il «primato dell’individuale e del particolare al di sopra di tutto e di tutti» e «l’individualismo arrivista e meschino», che portano al fallimento degli obiettivi della democrazia. Oggi, Bergoglio ha superato se stesso con la sua chiarezza e con il suo affrontare direttamente, e senza alcuna diplomazia, il cancro della tangente nella pubblica amministrazione e non solo.

Descrizione: papa_francesco

Molti genitori – dice in altri termini Papa Francesco – che hanno preso la scorciatoia illecita e immorale dell’arrivismo economico individualista e senza scrupoli, portano sulla tavola dei propri figli “pane sporco” che viene ulteriormente insozzato dallo sprezzo della morale che informa il loro comportamento come se fosse la cosa più naturale di questo mondo.

Il Papa utilizza, nella sua omelia, il personaggio evangelico dell’amministratore disonesto: «Dava da mangiare ai suoi figli pane sporco! E i suoi figli, forse educati in collegi costosi, forse cresciuti in ambienti colti, avevano ricevuto dal loro papà come pasto sporcizia, perché il loro papà, portando pane sporco a casa, aveva perso la dignità!».

Dunque – continua il Papa – l’abitudine alla tangente diventa una dipendenza. Ci dà l’idea di una droga che si impossessa delle tue facoltà e ti fa disprezzare il lavoro onesto ritenendolo una cosa da sciocchi, da idioti.

A chi dovesse sostenere che, in fondo, oggi è una cosa normale perché “lo fanno tutti”, Papa Francesco oppone il suo sdegno affermando: «Tutti no! Alcuni amministratori, amministratori di aziende, amministratori pubblici; alcuni amministratori del Governo...» Egli non condivide, anzi stigmatizza con forza, l’atteggiamento comune di regalare una rassegnata giustificazione a questo malcostume generalizzato. Papa Bergoglio pone più volte l’accento sulla dignità dell’uomo, che viene calpestata ed annientata da queste pratiche immorali, le quali sottraggono al cittadino risorse che gli appartengono per diritto di legge umana e divina.

Un messaggio forte, non c’è che dire. Cadrà nel vuoto?

Riuscirà questo messaggio a dare al cittadino la forza di reagire, di opporsi con gli strumenti che gli fornisce la democrazia, a tutti i fenomeni di malaffare che egli vede, conosce, ma si ostina ad ignorare? E accanto al tangentismo, non è fuori luogo accostare la prepotenza, la sopraffazione, il disprezzo del proprio simile, la superbia gratuita ed immotivata, la cattiveria fine a se stessa.

Tuttavia, non è meno colpevole il sopraffatto, la vittima consapevole e volontaria, che non fa ricorso alla propria dignità per scatenare, una volta per tutte, un guizzo istintivo di riscatto che restituisca a se stesso la qualità di uomo nel senso più alto della parola.

Chi si definisce cristiano, cattolico, devoto, può continuare a farlo non tenendo nel debito conto il messaggio della più alta espressione del cattolicesimo?

Luigi Parrillo