29 maggio 2013

 

Commento alla lettera della sig.ra Ivana Caruso

Scuola dell’infanzia.

I bambini non votano, ma i genitori si!

 

Non ci è dato di dubitare di quanto la sig.ra Caruso ci comunica nella sua lettera, tra il rammarico e la protesta, con quel pizzico di vis polemica che, in casi come questo, non guasta mai. E poi, ci pare di capire, ne ha tutte le ragioni.

Ecco che, ancora una volta, ci troviamo di fronte alla più volte denunciata scarsa sensibilità verso i problemi dei più deboli. Ci riesce difficile capire l’atteggiamento accidioso dei responsabili del settore, preoccupati solo di far coincidere tra di loro le linee contorte delle manovre di palazzo, e non rivolgere un minimo di attenzione verso un problema serio, non solo per quanto riguarda la dignità del sito in cui accogliere i bambini, ma anche per il risvolto di tipo occupazionale che si verrebbe a verificare nel malaugurato caso in cui, per inagibilità palese e riconosciuta delle strutture, la scuola venisse chiusa da autorità diverse e superiori per competenza a quelle politiche o scolastiche.

A meno che non vi sia (ma sarebbe un assurdo inimmaginabile) un volontà nascosta di espropriare il centro urbano di questo tipo di scuola, così come è stato fatto con l’ospedale.

I problemi di una scuola sono tanti. E sarebbe il caso che di scuola si interessasse chi con essa ha o ha avuto maggior dimestichezza. Ci sono così tante ramificazioni collaterali in uno solo dei problemi della scuola, da far venire la pelle d’oca; senza pensare agli eventuali risvolti penali connessi ad un atteggiamento di leggerezza sul piano della sicurezza dei bambini. Il che non riguarda soltanto l’edilizia e gli spazi utili per legge, ma la mensa (igiene e congruità calorica dei pasti), il trasporto, la sorveglianza e ogni genere di garanzia che protegga il minore che i genitori affidano alla scuola per il tempo stabilito dalle norme e con le modalità previste.

La magistratura non fa sconti in questo settore.

In fondo – ci è dato di capire dal contesto  della lettera in questione – la signora Ivana, preoccupata e anche un po’ incavolata, chiede che sia messa in atto una seria ed attenta ricognizione, nel perimetro del centro urbano, delle strutture idonee e sicure per ospitare, nel prossimo anno scolastico, i bambini della scuola dell’infanzia.

Va detto, peraltro, che le attuali due sezioni diventeranno tre per l’aumento delle iscrizioni, il che denota un accresciuto atteggiamento di fiducia verso la scuola pubblica, per la quale - pensiamo - le autorità costituite hanno il dovere di non lesinare alcun intervento in termini di risorse e di interesse.

Far morire una scuola così è un peccato gravissimo contro la propria coscienza e contro la popolazione. Badate che non tutti riescono a ricevere consensi operando male. Se talvolta è accaduto, la cosa va rubricata sotto la voce “anomalie storico-sociali” ed è molto improbabile che il fenomeno si ripeta due volte nello stesso territorio.

Noi ci auguriamo che l’uscita pubblica della signora Ivana Caruso non rimanga lettera morta, anche perché, come rappresentante della componente genitori della scuola dell’infanzia, ella ne è giuridicamente la sintesi in termini di democrazia scolastica ed ha titolo ad esprimerne, pertanto, il disagio e la preoccupazione.

Non vorremmo che il disfacimento politico degli organismi di governo del nostro comune, coinvolgesse colpevolmente anche la scuola, perché nella scuola c’è il seme del futuro, che nessuno ha il diritto di orientare negativamente solo per aver preso sottogamba un problema risolvibilissimo con un po’ di buona volontà in più e un pizzico di competenza, che, se non si ha, se la si fa prestare da chi ne ha.

Luigi Parrillo