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La città politica (e non solo) alla luce del pensiero divergente |
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gennaio 2015 Oscurantismo e oscurità Se volessimo documentare tutto in un film, lo intitoleremmo Il buio oltre la piazza, imitando il
titolo di un capolavoro cinematografico del 1962, vincitore di tre premi
oscar e di un premio speciale al festival di Cannes. È da mesi, ormai, che il fenomeno si ripete: ad una certa ora,
comunque in tarda serata, l’illuminazione pubblica di Via Vittorio Emanuele
III, per numerose notti e fino al mattino successivo, cessa di esistere. Se
non fosse per l’apporto debolmente illuminante di una tabaccheria, di una farmacia
e di un istituto bancario, la strada rimarrebbe completamente al buio, con
tutti i rischi connessi, relativi alla sicurezza di uomini e cose. Non è
gradevole per le persone, che si recano al lavoro prima dell’alba, uscire di
casa e trovarsi immersi nell’oscurità più profonda. Né appare giusto che, in
tempi come i nostri, ci si debba dotare di strumenti propri di illuminazione
per surrogare un servizio pubblico che funziona male e che nessuno si
preoccupa di normalizzare. A cosa servono gli impianti di videosorveglianza sistemati
lungo la strada se il buio impedisce alle telecamere di “vedere” con
chiarezza quanto avviene nelle loro pertinenze? E a chi attribuire, quindi,
la responsabilità (o la corresponsabilità) di eventuali fenomeni spiacevoli che
dovessero verificarsi da quelle parti? «È colpa nostra –
diceva un cittadino della zona – perché
non siamo riusciti ad eleggere un rappresentante del centro urbano nel
governo della città.» Sarà pure vero, ma preferiamo dare a questa espressione il
valore della battuta di spirito piuttosto che quello di una considerazione
seria. Sta di fatto, tuttavia, che l’attenzione per talune zone del paese è
decisamente bassa. Vi sono evidenti sperequazioni nella distribuzione dei
servizi e nella qualità dei servizi erogati come se la peculiarità di
cittadino variasse a seconda della collocazione nella percezione soggettiva
dell’amministratore. Sarebbe paradossale se fosse effettivamente così. Si farebbe
ulteriore torto ad un sindaco di cui non condividiamo una briciola della sua
posizione “politica”, ma che sul piano personale (oltre che, beninteso, su
quello istituzionale) riceve da parte nostra un coefficiente di
considerazione che sa benissimo da più tempo. A lei [il pronome fa
riferimento alla sua qualità di donna] ci si rivolge in questo momento
affinché tenga desto il senso del dovere di qualche suo collaboratore, o
collaboratrice, perché, al di là di qualche elementare esternazione in stile
linguistico da scuola dell’obbligo, pensi anche di rendersi parte diligente
per la risoluzione di piccoli, ma non trascurabili, problemi della
cittadinanza. Questo governo cittadino, che sulla carta avrebbe dovuto avere un qualità di tutto rispetto, si
sta rivelando colpevolmente silente sulle cose essenziali. Va bene interessarsi
del turismo o dell’amianto, per cui, si immagina, debba essere messo in
cantiere uno screening sulle
emergenze esistenti ancora nel territorio. Ma quando avrà luogo, per esempio,
uno screening accurato e capillare
sui ruoli e sui tributi locali per i quali il Comune vanta e lamenta un
enorme volume di crediti non riscossi? Non è con gli aumenti che si risanano
le casse dell’Ente, ma con la volontà e la determinazione di incamerare il
dovuto non riscosso. Combattere l’evasione o l’elusione non è solo un problema
di Matteo Renzi, ma anche un dovere di Virginia
Mariotti! Chi non ricorda l’ormai abusata espressione “Pagare tutti per pagare meno”? Costa fatica? O se non fatica, che cosa costa? Affrontiamo collateralmente questo discorso perché non
vorremmo che, come fece a suo tempo il vituperato Alberto Termine, si
spegnessero le luci di notte per fare economia. Sarebbe un’ironia
paradossale, fatte le dovute considerazioni. Si renderà conto, sindaco, che è giunto il momento di fare
ricorso ad una autonomia di pensiero, che da qualche parte non le viene
riconosciuta. Noi ci speriamo ancora, magari individuandola attraverso
piccoli interventi di utilità pubblica incontrovertibile. Non ci deluda! Il buio è simbolo di oscurantismo e la sua
città non ne ha bisogno e, oltretutto, non lo merita, mi creda! Luigi Parrillo |
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