Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Home_symbol

San Marco Argentano - Polis

 

 

25 giugno 2014

Sindaco f.f.

E così sia!

La locuzione, spesso pronunciata, senza approfondirne il senso reale, alla fine di ogni preghiera, oggi sancisce, senza ombra di dubbio, la fine di una carriera che era appena cominciata: la carriera del primo sindaco donna della città.

Infatti, con atto formale,  prot. n. 5350 emesso il 18/06/2014, il “nuovo sindaco” delega l’ex consigliere regionale Giulio Serra (oggi consigliere comunale) a coadiuvarlo nelle funzioni di:

“RIORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI E DELL’APPARATO BUROCRATICO

E DELLE RISORSE UMANE,

LAVORI PUBBLICI E INFRASTRUTTURE,

POLITICHE URBANISTICHE E SVILUPPO TERRITORIALE,

POLITICHE DEL LAVORO

e scusate se è poco.

Un esordio abbondantemente previsto.

In pratica, gli consegna nelle mani, al di là degli arzigogoli formali buttati giù nel dispositivo di delega e che dovrebbero creare una cortina fumogena dialettica sulle reali funzioni che la delega stessa attribuisce, il vero apparato di “potere” di un’amministrazione comunale, da esprimere come egli solo sa fare.

Ora ci risulta molto più chiaro il significato dello slogan elettoralistico “continuità nel cambiamento”. Continuare a gestire come sempre, da parte delle persone che lo fanno da trent’anni o giù di lì, il vero ed unico potere esprimibile dall’amministrazione locale, con il semplice e modesto cambiamento di qualche testa a supporto.

Ora si distinguono con maggior nitidezza i tratti delle figure e delle controfigure in un consiglio comunale ancora una volta destinato a caratterizzarsi, come succedeva qualche anno fa, per alzate di mano su impulsi telecomandati. La cosa fa scalpore se si considera il diverso livello di istruzione [la cultura è un’altra cosa] rispetto ai consessi civici cui si faceva riferimento.

Ma sorge un altro interrogativo: chi riferirà, in giunta, in ordine alle funzioni così disinvoltamente delegate, atteso che un consigliere comunale, quand’anche titolare di delega, non ha diritto a prenderne parte, pena la illegalità e la illegittimità della stessa seduta? La domanda, naturalmente, è retorica. Ne conosciamo già la risposta in tutta la sua iperbolicità.

Si troverà un segretario comunale che, quale “notaio” del comune, sia disposto a conferire regolarità formale e sostanziale a sedute di giunta eventualmente così viziate?

Era il maggio del 1995 (la storia si ripete nei fatti e nei protagonisti) quando scrivevamo le stesse cose. Leggete:

 

QUI COMINCIA L’AVVENTURA...

 

 

S. Marco Arg., maggio 1995 - Viene subito da riferirsi al famosissimo ottonario di Sergio Tofano ed al suo originalissimo Signor Bonaventura, protagonista di tante disavventure fortunate (non è un paradosso) tutte concludentisi con l’acquisizione dell’immancabile premio da “Un milione”, bella cifretta dei tempi in cui la gente cantava, sospirando: «Se potessi avere mille lire al mese...»

I tempi sono mutati ed un milione, anche se erogato in contributi assistenziali, fa ridere chiunque; ecco perché la ricerca della gratificazione finale è diventata altro da quella e si traduce in cariche pubbliche, in fumo da vendere, in sedie da occupare con molta sicumera.

Lungi da noi, tuttavia, i cattivi pensieri che simili discorsi riportano subito alla mente di ciascuno. Siamo tutti buona gente e giustifichiamo la cosa unicamente alla luce del vecchio proverbio napoletano, secondo il quale «Commanna’ è meglio ca fòttere».

Ed è proprio sul desiderio di comando e sulla conquista dello scettro facile che si ingarbuglia la matassa e si intorbidiscono le acque di ogni maggioranza politico-amministrativa, specie se fondata su patti segretamente soffiati nell’orecchio, su trattative notturne di stampo furbesco, su sgomitate poco cavalleresche che la dicono lunga su talune candidature e su taluni eletti.

“Daremo deleghe a tutti” – fa capire il Sindaco, sornione e fiducioso nelle sue arti manovriere; ma gli atti della Giunta li firmano gli assessori che di tali atti sono, in fondo, gli unici responsabili diretti. Le Giunte cosiddette allargate pare che non siano consentite e, se qualcuno vigila su queste cose, la situazione si complica. Nessun segretario comunale dichiarerebbe regolare una Giunta allargata senza correre qualche rischio.

Per rimanere in tema di proverbi, tutti sanno che «il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi».

Buona fortuna, Signor Bonaventura!

 

 

http://www.sanmarcoargentano-polis.it/ARCHIVIO/01.STORICI/Commenti%20e%20Cronache_Segmenti/ARTICOLI.pdf

 

Sono trascorsi vent’anni. Vent’anni di storia che non hanno cambiato nulla in questo paese. Vent’anni di ripetizione pedissequa di quei fenomeni che hanno trascinato la città giù per la china di un tracollo inarrestabile. Buio su tutto. L’unica cosa che luccica è lo specchietto per allodole del finto benessere, del finto sviluppo, dei finti personaggi, delle finte scalate sociali.

E alla finzione scenica di taluni personaggi in costume da amministratori, fa riscontro una realtà spesso grottesca e deprimente, che, paradossalmente, non mortifica i sostenitori che li hanno eretti (si fa per dire) sul piedistallo.

Persino la figura del sindaco, alla luce degli eventi, si ammanta di finzione scenica. Peccato! Era un’occasione da sfruttare fino in fondo per recuperare il terreno perduto, negli ultimi anni, sul piano dell’immagine.

Deleghe così importanti e così determinanti per la vita della comunità andavano affidate in mani libere da dubbi e sospetti, che rimarranno sempre legittimi fino a quando gli organismi competenti non avranno, con sentenza definitiva, liberate da ogni ombra. Una donna dovrebbe capire meglio di ogni altro quale spada di Damocle, sulla testa di chiunque, rappresentino i dubbi e i sospetti di qualsiasi natura. Non sembra possibile che si possa smarrire così il senso della ragione, oppure offrirlo in olocausto per cause discutibili o interessi inconfessabili.

Credere nella presunzione di innocenza le fa onore, sindaco. Ma lei non fa il giudice. Né io. Per questo rimango serenamente in attesa della sua certificazione ufficiale. Né mi straccio le vesti. Ma fino a quando la presunzione rimane tale, ragione e logica impongono che né si castighi né si premi. A meno che…

Bella, in ogni caso, questa entrata in scena dalla teatralità indiscussa. Anche per questo la definisco Sindaco facente funzione! Per chi ama lo spettacolo, è il massimo. Ma, alla fine, vi chiederanno il bis?

Luigi Parrillo