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San Marco Argentano - Polis

 

 

23 gennaio 2014

 

 

Dal ricatto al riscatto

 

 

È vero che il primo tentativo di riscatto è miseramente naufragato nella dabbenaggine politica di una coalizione anomala quanto stupida, i cui singoli protagonisti sono annegati proprio in un oceano di ricatti; quegli stessi dai quali pensavano di potersi facilmente affrancare con le loro armi spuntate e, per ciò stesso, inadeguate. Nessuno di essi ha mai riflettuto sul fatto che per mettersi in quelle acque tempestose bisognava almeno saper nuotare o, quanto meno, unirsi a compagni di avventura più affidabili e più saldi nel pensiero.

Ciò non vuol dire che non si debba sfruttare una seconda occasione e non esperire un nuovo tentativo con uomini (e donne, naturalmente) migliori, non affetti da narcisismo, meno avidi e più disponibili all’azione, con un retroterra socioculturale di tutto rispetto, politicamente stabili e non ballerini, aperti alla modernità, economicamente sereni, legati affettivamente alla città della quale vivano quotidianamente i problemi e ne concepiscano il territorio come un nucleo uno ed indivisibile, al di sopra delle surrettizie rivalità costruite ad arte per essere sfruttate dalle solite sanguisughe.

Detta così, la teoria, specie se analizzata da angolazioni prospettiche partigiane (come se fossero tifoserie calcistiche), sembra essere quella della quadratura del cerchio. In realtà, basta semplicemente svestire i panni del gregario senza cervello e senza pensiero e indossare l’abito del cittadino pensante. Basta incominciare a riflettere sulla storia politica recente della nostra città e valutare in che cosa e in che modo essa ha inciso sulle nostre condizioni individuali.

Chiediamoci:

1.      Da trent’anni a questa parte, stiamo meglio o stiamo peggio?

2.      Facendo il confronto con tutti i paesi del nostro circondario, quand’anche piccolissimi, San Marco si è evoluta come gli altri o è rimasta ferma al palo senza far registrare uno straccio di miglioramento?

3.      Per colpa di chi?

4.      Il nostro centro storico è migliore o peggiore?

5.      Il commercio cittadino va meglio o va peggio?

6.      I servizi sanitari funzionano meglio o peggio?

7.      Se ti viene un accidente di notte, dove vai a sbattere la testa se non c’è più l’ospedale?

8.      I trasporti pubblici funzionano meglio o peggio?

9.      Il traffico cittadino e i parcheggi sono migliori o peggiori rispetto a qualche tempo fa?

10.  Le strade che collegano le varie contrade sono migliorate o peggiorate?

11.  Le tasse cittadine (acqua, fogna, spazzatura e altri tributi) sono aumentate o diminuite?

12.  Il rapporto dei cittadini con la struttura municipale e con gli uffici del comune è diventato più semplice o si è complicato di più?

13.  Se ci sono stati dei miglioramenti - specie se economici – hanno riguardato le tue condizioni personali o quelle di qualcun altro? Di chi, secondo te?

Dopo aver risposto a tutte queste domande, e a mille altre che ti verranno in mente ma che io non ho formulato, pensi di stare meglio o di stare peggio? Vorresti cambiare o ti piace che le cose continuino ad andare così? Vuoi lasciare ai tuoi figli un paese migliore o vuoi che domani si debbano vergognare di vivere in questo paese?

Se non diamo a noi stessi risposte sincere a queste domande, senza giustificazioni da tifosi, ma con tutta l’onestà intellettuale di cui ciascuno di noi è capace, non riusciremo mai a scegliere liberamente e con coraggio tra il ricatto e il riscatto.

Luigi Parrillo