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San Marco Argentano - Polis

 

 

25 marzo 2014

Consigli per gli acquisti

I commercianti “beccano” i politici? Tutto Ok, se non fosse che la critica emerge ora che siamo in campagna elettorale e tende a somigliare ad una ulteriore confusione di orientamento dell’elettorato, che appena in questi giorni incominciava ad avere un quadro via via più distinto del panorama delle candidature.

Prendersela con i politici quando Palazzo Santa Chiara è sguarnito di rappresentanti locali, è la cosa meno utile in questo momento, serve solo a fare rumore. Somiglia alle trocca-trocca del giovedì santo: un terremoto finto. Tuttavia, se proprio vogliamo disegnare un quadro, il più fedele possibile, dei politici responsabili del degrado economico e commerciale della città, dobbiamo solo fare ricorso alla memoria storica delle amministrazioni locali sammarchesi e porre a noi stessi una serie di domande.

1.      Da quanto tempo si sta verificando questa decadenza del commercio nella nostra città?

2.      Siamo capaci di individuarne la causa?

3.      Ove riconoscessimo che la responsabilità è tutta della politica locale, chi era al governo della città quando il fenomeno ha incominciato ad insorgere?

4.      Quali politici locali non sono stati in grado, successivamente, di porre un freno a questo degrado?

5.      Chi erano i sostenitori di questi politici incapaci?

6.      Quanti di quei sostenitori oggi stanno tentando di riciclarsi?

7.      Quando “CITTADINANZA CRITICA” urlava, nel marzo del 2012, contro il degrado delle attività commerciali causato da una politica sciagurata, dov’erano gli odierni “paladini” del commercio?

Certo, la cosa più facile, oggi, è puntare il dito contro Alberto Termine, l’ultimo degli sventurati che ha pagato con la propria faccia il fallimento di una amministrazione che ha innumerevoli colpe, anche in ordine alla crisi del commercio.

Lungi da noi, però, applicare adesso la teoria del capro espiatorio. Perché Termine non ha fatto tutto da solo. Il povero Alberto è stato proditoriamente imposto, sostenuto e guidato (principalmente, guidato) da chi oggi vorrebbe indossare la casacca della novità assoluta, facendosi profetizzare come il Messia, unico salvatore, da un schiera di apostoli non in buona fede. Contestare oggi, con largo anticipo, politici ancora non assurti al potere locale, è fare, sotto sotto, campagna elettorale. A meno che non si voglia suggerire, con forza, di rifiutare elettoralmente tutti coloro che hanno avuto a che fare, direttamente o indirettamente, con la vecchia amministrazione e con quelle precedenti. Perché anche quelli che  hanno lavorato nell’ombra (e tutti sappiamo chi sono) hanno la loro pesante responsabilità.

Chi cercasse veramente la novità, sa benissimo in quale direzione trovarla; non ci sono alternative, non c’è altro “nuovo”!

 Il “nuovo” dev’essere veramente nuovo. Il riverniciato sembra soltanto nuovo, ma sotto la patina di colore rimangono le tracce di ruggine, che prima o poi, verranno allo scoperto sulla vernice posticcia per disgregare l’intero corpo.

I “consigli per gli acquisti” andavano diramati prima, in  tempi non sospetti. Oggi fanno parte di un marketing di seconda mano, buttato lì come Alberto Termine, per volontà superiore, ma che lascia il tempo che trova.

I cittadini, tranne quelli ciechi e sordi, lo hanno capito benissimo.

Luigi Parrillo